Fino a pochi giorni fa, alle porte di Conversano, campeggiava un enorme cartello elettorale di un candidato a consigliere regionale che, tra l’imbonimento e la minaccia, ammoniva: “Facciamola semplice!”.
Ma, sì, dai, per una volta, facciamola semplice pure noi, popolo di sinistra!
La sinistra, due anni fa era tornata al governo della città dopo un decennio, ora è all’opposizione.
La sinistra, malgrado largamente maggioritaria al primo turno, ha perso il ballottaggio contro la destra.
La sinistra ha perso quasi vantandosi in pubblico delle proprie divisioni intestine, la destra ha vinto sbandierando la propria unità, anche se non si è ancora capito, o forse lo si è capito benissimo, a chi ha votato alle regionali, se a destra o a sinistra.
La sinistra ha perso con un progetto progressista di solidarietà, innovazione ed efficienza, di cui si erano già visti i primi frutti nel biennio scorso (la valorizzazione a fini sociali del patrimonio immobiliare, l’assegnazione delle case popolari, il riordino e il potenziamento degli uffici e del personale, lo sblocco delle opere pubbliche, l’organizzazione di manifestazioni culturali strutturate e di pregio), la destra ha vinto con la propria, collaudatissima in quanto già rodata per 9 anni e mezzo, “fenomenologia del sorriso” (vale più una risata che una competenza, un cestino di alimentari che una politica di welfare, una grigliata che un polo museale).
La sinistra ha perso, la destra ha vinto, ma la sinistra non è come la destra, le differenze restano ancora e sono tangibili, nei modi come nelle proposte, con buona pace del governatore pugliese, che ogni tanto sembra fare confusione.
La sinistra – quella accusata di snobismo intellettuale perché “parla difficile”, come se sia una colpa sforzarsi di incrementare il vocabolario della politica con cui affrontare la complessità e le criticità del nostro mondo – ha promosso molte opzioni di amministrazione sicuramente identitarie: la gestione condivisa dei beni comuni, l’inclusione sociale, la sostenibilità produttiva, ambientale e culturale; ciò è stato possibile grazie anche all’impulso e al contributo decisivi dei giovani talenti di sinistra, ragazzi forse non proprio a loro agio con i mortaretti, ma sicuramente capaci di disegnare e realizzare una nuova Conversano, migliore, consapevole e degna del proprio glorioso passato, ma finalmente moderna.
La sinistra a Conversano non è un campo di macerie: il popolo di sinistra ha sostenuto Pasquale Loiacono in maniera molto più compatta di quanto forse non abbiano fatto i suoi vari maggiorenti, quel Pasquale Loiacono che non passerà certo alla storia come “il sindaco di maggio”, ma come il primo cittadino che, con la pacatezza e la serietà che gli sono propri, ha risvegliato Conversano rendendola un po’ più plurale e un po’ più solidale, sia nei tempi normali, che in quelli terribili della pandemia.
Il prossimo anno si celebra il centenario della morte di Peppino Di Vagno, il figlio della nostra terra che per primo pagò con la vita le incertezze e le divisioni della sinistra e dei democratici.
La prossima volta, quindi, facciamola semplice: non candidiamo due sindaci a sinistra.
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