Un “fastidioso intralcio”. E’ questa la rappresentazione che si trae dalle azioni del sindaco e dell’amministrazione comunale riferite alla gestione della crisi pandemica nella nostra città a due mesi dall’insediamento. Un ostacolo, previsto e prevedibile, per chi ha vissuto l’ultimo anno di questa storia triste e drammatica ma che evidentemente il nuovo gruppo dirigente della città aveva sottovalutato, relegando in secondo piano l’incidenza che avrebbe avuto sul modo di governare. E così, il 22 settembre scorso a risultato ottenuto, la saga è cominciata con i fuochi d’artificio che hanno colorato il cielo come se fossimo alla festa patronale e non in mezzo ad una tragedia mondiale di cui eravamo parte. E le conferme della propria incoscienza sulle priorità su cui lavorare le si sono avute nei giorni successivi quando i cittadini attendevano notizie doverose dal primo cittadino e, in cambio, ricevevano sommarie rassicurazioni senza numeri perché “non sono attendibili”. Si è scambiata la legittima richiesta di conoscere la situazione relativa ai contagi in città e relative misure di contrasto, con la sottile voglia di rendersi protagonisti di gossip da pagine rosa. La paura e in alcuni casi il terrore di fasce intere di cittadini derubricati a pettegolezzo. Questo perché il demone del virus va esorcizzato non parlandone ed evitando di mostrarsi capaci di assolvere al proprio ruolo di guida sicura di una comunità.
E’ fin troppo chiara una considerazione: la pubblica amministrazione, risultata vincente alle elezioni del 20 e 21 settembre scorso, era molto più pronta a riprendere le redini dell’esternazione del proprio potere attraverso eventi e simili e non lo era affatto rispetto a quegli imprevisti, e che imprevisti, che la pandemia ha evidenziato in tutta la sua drammaticità. E così ha gestito i suoi primi giorni del grande ritorno con il fastidio di dover dare conto a tutti quei cittadini abituati ad una puntuale e circostanziata informazione dei mesi precedenti. Appelli a interdire l’accesso nei luoghi pubblici di aggregazione sono caduti nel vuoto rispetto a generici inviti alla “responsabilità individuale”.
Richieste esplicite, da parte di numerosissimi cittadini, di ricevere dal palazzo delle decisioni puntuali dati sui casi di positività in città, sono stati disattesi e nel migliore dei casi offerti a tutti, insieme a notizie circa progetti e altre amenità. La crisi pandemica trattata alla stessa stregua di operazioni amministrative ordinarie e scontate.
La crisi scoppiata nella struttura “Il Vivere Insieme” prima derubricata a fatto quasi marginale per poi essere considerata grave e bisognosa di un commissariamento, comunicato alla città dai mezzi di informazione e non dalla viva voce dell’amministrazione comunale.
La mancata distribuzione dei buoni alimentari a causa di una disorganizzazione oggettiva, né giustificata né giustificabile, che ha evidenziato ancora di più la sottovalutazione della crisi non solo sanitaria ed emergenziale ma anche sociale e che non ha ancora fatto esplodere tutta la sua potenza. Ma che é lì, sullo sfondo, in attesa di deflagrare quando le disponibilità di risorse pubbliche verranno a mancare.
La mancanza di notizie circa l’utilizzo di tamponi rapidi acquistati dall’amministrazione e che non è dato sapere a chi sono stati destinati e se c’è ancora disponibilità e per quali categorie.
Questo “fastidioso intralcio”, però, non ha evitato all’amministrazione di perseguire il suo vero obiettivo di sempre: continuare a crearsi il consenso attraverso piccole prebende per associazioni e singoli. E così è partito il bando (il bi-bando) per associazioni e singoli artisti il cui prodotto stiamo vedendo in questi giorni, a volte apprezzandone la qualità e l’idea, altre cercando di evitare di farlo per pudore.
E, nel frattempo, abbiamo letto le linee programmatiche dell’amministrazione comunale, praticamente il documento di riferimento dei prossimi cinque anni di scelte amministrative. Un documento, pubblicato in altro nostro articolo, che ha evidenziato lacune strutturali e sostanziali. Dagli svarioni sulle normative (si parla sostanzialmente di Reddito di inclusione ‘REI’ in alcuni passaggi non evidenziando che non esiste più dal maggio 2019 perché sostituito dal Reddito di Cittadinanza ‘RdC’) all’esaltazione di altri periodi amministrativi precedenti a questo. Un documento, quello delle linee programmatiche, vuoto e utile per altri momenti storici e non di certo per questo che è eccezionale e bisognoso di una visione completamente diversa.
E’ più utile concentrarsi sulla città degli eventi o sulla città del lavoro e della nuova occupazione?
A questa domanda retorica il documento risponde con la prima ipotesi tralasciando completamente una possibile idea di cosa possano essere le politiche attive, l’investimento sulle infrastrutture per le imprese per le quali si ammette di non aver provveduto nei primi nove anni di governo ininterrotto, dal 2008 al 2017.
Molte volte si tende a “parlar male” di coloro di cui non si condivide quasi nulla. In questo caso, invece, emerge un dato: ci si trova di fronte ad un’amministrazione comunale che, pur avendo possibilità di visione per la presenza tra le sue fila di personale nuovo e rappresentante di segmenti importanti della comunità, sembra smarrita e non ancora cosciente di dover amministrare adeguando la propria visione al momento storico che stiamo vivendo. Come il ballo sul Titanic che affondava. Ballo e musica mentre si aprivano le falle sui laterali della nave.
Questa amministrazione non è responsabile della pandemia ma, al momento, ha mostrato prima la sua capacità elettorale di mettere insieme persone a prescindere da qualsiasi idea se non quella di comandare, subito dopo l’estrema fragilità di chi non legge la situazione di estrema complessità quale quella che stiamo vivendo.
I cittadini si rassegnino: il sindaco considera l’informazione come una “droga” da non somministrare e non come un dovere cui assolvere con sistematicità. E la pandemia un “fastidioso intralcio”. Ma le cose non succedono mai per caso. Chi si è preparato per affrontare una gita in campagna con il sole, mal si adegua a pioggia e vento. E le comunità che non hanno guide certe e sicure devono imparare anche a fare da sole. Fortunatamente la nostra è piena di corpi intermedi che operano senza sbraitare, dalle parrocchie alle associazioni di volontariato, dai volontari a coloro che offrono le proprie competenze e la propria disponibilità. Non si vive di sola amministrazione pubblica. E meno male.
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