Nel giro di meno di ventiquattro ore il Sindaco di Conversano, Giuseppe Lovascio, ha fatto marcia indietro nella decisione di chiudere il mercato settimanale di venerdì 12 marzo, che aveva disposto per ordinanza e ha dovuto comunicare il numero dei positivi al covid che è salito a 113, con altrettanti 113 in isolamento fiduciario. Il mercato di venerdì prossimo, quindi, si farà al contrario di quanto aveva disposto. Sono state ore e decisioni che avranno fatto, spero, riflettere molto il primo cittadino e la sua amministrazione su cosa significhi governare ai tempi della pandemia. Momento che ha bisogno di calma, lucidità, senso dell’equilibrio, capacità decisionale, conoscenza e determinazione quando è necessario.
Riaprire il mercato di venerdì prossimo, 12 marzo, è una notizia solo se rapportata al fatto che non si è svolto il 5 marzo. Ed evidentemente, sulle giuste osservazioni delle organizzazioni sindacali e degli ambulanti, il sindaco e l’amministrazione si sono resi conto di aver sbagliato; non potrebbe giustificarsi altrimenti il sopralluogo di ieri in via P.M. Accolti Gil e la conseguente e ovvia decisione di riaprire in quanto l’ordinanza, in quello specifico punto, non reggeva dal punto di vista giuridico e del rispetto dei DPCM.
Qualche minuto fa dal Municipio è giunta la comunicazione ufficiale dei casi di cittadine e cittadini positivi al covid. Erano 26 quindici giorni fa, diventarono 60 una settimana fa, sono 113 oggi e altrettanti 113 sono in isolamento fiduciario. Un quadro preoccupante e che mette il sindaco di fronte a precise responsabilità che forse nemmeno immaginava lontanamente. E con lui molti della compagine che governa la città.
Contemperare gli interessi delle categorie produttive ed economiche, l’interesse supremo e la salvaguardia della salute pubblica, l’esigenza di conoscere l’andamento della pandemia, la gestione del quotidiano, la chiusura delle scuole con le rivendicazioni di chi non accetta questo ulteriore strappo alla conoscenza, è impresa ardua che avrebbe bisogno di una città unita fino al punto da annullare le differenze in una sorta di patto tra tutte le sue componenti. Ma per far ciò ci sarebbe bisogno di qualcuno che cominci e comunichi la propria intenzione. E’ molto difficile che questo lo possa promuovere da solo quel gruppo che a maggio scorso non ci pensò due volte nel consegnare ad un commissario le chiavi della città. E, nonostante ciò, di questo c’è bisogno, interrompere quell’astio che accompagna la nostra comunità in una perenne campagna elettorale. Dicendosi francamente ciò che si pensa e cercando di fare sintesi delle intelligenze di tutti, non solo a livello politico ma anche sociale ed economico.
Se ciò accadesse penso che a rinforzarsi sarebbe l’intera città con le sue attuali fragilità. Ma nulla si scorge all’orizzonte. E un pensiero lungo non viene pronunciato.
Al contrario, l’ho ripetuto più volte, sembra che questa pandemia sia vissuta dalla pubblica amministrazione come un intralcio “che non ci voleva” per ben altre aspirazioni. E non si può pensare diversamente se è vero che qualche ora fa, sempre dai social, si è saputo che la Città di Conversano vorrebbe candidarsi a Città della Cultura 2024. Un’idea nobilissima che lanciata in questo frangente, però, sembra più un’arma di distrazione di massa. E’ così difficile pensare che una simile suggestione debba avere a monte una condivisione ampia, ampissima tanto da farla diventare patrimonio di tutti? E detta su un post di facebook così, buttata lì, senza alcuna considerazione ha tutta l’aria di un modo di distrarre. Anche se, obiettivamente, non si è notata alcuna distrazione o manifestazione di giubilo e neanche di condanna. Ripeto, se dovesse concretizzarsi un processo partecipativo al fine di maturare l’idea di candidarsi a Città della Cultura 2024, nessuno potrebbe essere contrario. Ma l’estrema superficialità di questa proposta, così formulata, rende giustizia alle considerazioni precedenti.
Per cui spero che ciò che è successo in poche ore, dal ripensamento sulla chiusura del mercato alla comunicazione dell’aumento dei casi di positività al covid-19, fino al lancio “spento e triste” della candidatura a Città della Cultura, faccia capire che è il momento di cambiare passo. Il mestiere di governo è troppo difficile, in situazione di pandemia è difficilissimo e non tutti possono essere accontentati. Forse è il caso e c’è l’opportunità di fare comunità, per una volta sotterrando l’ascia di guerra e facendo prevalere buon senso e determinazione. Sarebbe stato semplice, forse anche doveroso, scrivere che il sindaco si è contraddetto sulle sue stesse decisioni. Semplice, doveroso e anche facile. Ma abbiamo bisogno d’altro e chi governa cerchi di capire che c’è spazio per un nuovo percorso che porti a compattarsi sulle misure di contenimento da adottare e di assumere un atteggiamento che ci porti a guardare alla città del futuro. Perché un post-pandemia ci deve pur essere e non potrà mai essere la rigidità a disegnarlo.
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