L’intervento del biologo Dino Ridolfi che lavoro presso l’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Puglia e Basilicata sezione di Putignano
Conversano – Virus? Tamponi molecolari? Test antigenico o sierologico? Sono domande che nessuno di noi avrebbe mai pensato di fare poco più di un anno fa; al massimo pensavamo di effettuare analisi per dosare la glicemia o il colesterolo. Invece un nemico invisibile ci ha sferrato un attacco impensabile e noi uomini abbiamo reagito mettendo in campo tutte le nostre conoscenze scientifiche.
Quindi per contrastare il nostro nemico virus, (particella infettiva di dimensioni submicroscopiche che parassita cellule eucariotiche animali e vegetali, costituita essenzialmente da proteine e acidi nucleici (DNA o RNA); la forma infettante ( virione ) presenta un capside con simmetria icosaedrica o elicoidale, che circonda l’acido nucleico centrale), le armi che abbiamo utilizzato sono delle analisi specifiche già utilizzate in altri settori.
Dopo un anno, giusto il tempo di riorganizzarsi, il virus è tornato all’attacco con la comparsa di varianti . Anche in questo caso l’uomo non si è fatto trovare impreparato. Infatti, per la valutazione delle varianti con cui s’intende il cambiamento che il materiale genetico subisce e che potrebbe generare nuove popolazioni del virus, l’uomo aveva messo a punto il sequenziamento. Con questa tecnica viene definito il corretto ordine delle basi nell’acido nucleico, un po’ come fare lo spelling dell’acido nucleico.
Prima di arrivare al sequenziamento, dobbiamo necessariamente eseguire il test molecolare. Questa è una prova molto lunga. Infatti, dopo aver eseguito il tampone in laboratorio, si effettua l’estrazione del materiale genetico e la successiva amplificazione utilizzando la RT PCR ( Real Time Polymerase Chain Reaction); attraverso questa analisi noi andiamo ad amplificare il materiale genetico, quindi se siamo in presenza del virus sicuramente lo determiniamo.
Una prova sicuramente più rapida è quella che dei test antigenici, test di tipo qualitativo, cioè indicano la presenza o l’assenza dell’antigene, tramite anticorpi.
Con l’avvento delle varianti si è subito pensato che questi test non andavano bene visto che le mutazioni riguardavano le proteine presenti sulla superficie e quindi non più determinabili perché mutate. In risposta a questo dilemma è intervenuto il Ministero della Salute che ha indicato la possibilità di conferma di caso di COVID-19 mediante test antigenico, in alternativa al test molecolare con circolare del 15\02\2021 . La stessa circolare ha anche ribadito la necessità di utilizzare test che abbiano dei requisiti minimi di performance.
Quindi, allo stato attuale, il test di elezione resta il test molecolare, il test antigenico in questo momento va bene perché le mutazioni comunque non rendono il virus invisibile al test, mutazioni che ricordiamo vengono determinate con il sequenziamento. Vorrei sottolineare “allo stato attuale”, perché noi non sappiamo come evolverà in futuro il virus e quindi potrebbe esserci la formazione di qualche variante che può non essere rivelata dal test antigenico. In tutti i casi un consiglio che mi permetto di dare è che se doveste risultare positivi al test antigenico è quello di contattare subito il medico competente e cercare di fare un test molecolare.
Concludiamo con i test sierologici che in base all’immunoglobulina (anticorpi) che determiniamo ci dice se abbiamo contratto il virus. I test sierologici sono essenzialmente di due tipi: quelli rapidi e quelli quantitativi. I primi, grazie ad una goccia di sangue, stabiliscono se il sistema immunitario di una persona ha prodotto anticorpi dopo essere entrato in contatto con il virus; i secondi, per i quali serve un prelievo, dosano in maniera specifica le quantità di anticorpi prodotti. Molte persone stanno eseguendo questo test per valutare come l’organismo sta rispondendo alla sollecitazione della vaccinazione.
Tutte le analisi messe in campo per determinare la presenza del virus sono valide e sono il frutto di collaborazioni, non sempre pacifiche e non sempre prive d’invidia o mosse dalla voglia di arrivare prima degli altri, che la comunità scientifica ha messo a punto in questi anni e che non ci ha fatto trovare completamente impotenti davanti alla pandemia.
Ringrazio il dottor Ridolfi per il suo contributo e, ove avesse modo di rispondermi, coglierei occasione per porgere alcune domande per comprendere quanto può essere utile l’azione di diagnosi veloce e ad ampio raggio per battere malattia e contagio sul tempo. Ecco a lei le mie domande:
1) Come mai la Puglia processa una media di tamponi per milione di abitante inferiore alla media nazionale? Dove sono i limiti? Carenza di laboratori convenzionati con la Asl? Carenza di personale? Carenze organizzative? Insomma quale è la strada per migliorare tempi e numeri per l’esecuzione di un maggior numero di tamponi?
2) Lei parla di vari tipi di tamponi, ma quante di queste tipologie sono riconosciute dalla Asl e poi riportarti nei bollettini ufficiali? Non sarebbe bene specificare anche che molti di questi tamponi che lei ha citato pur diagnosticando un positivo di fatto quel positivo resterà sconosciuto alla Asl fino a quando il sospetto positivo non eseguirà tampone da loro riconosciuto? E’ vero o no che in mancanza di tampone Asl, pur verificando privatamente una sospetta positività, la Asl non offre un trattamento ne domiciliare e tanto meno ospedaliero fino a quando non venga accertata la positività con tampone eseguito da loro?
3) Come possiamo conoscere i tempi che mediamente deve attendere un cittadino pugliese per ottenere l’esecuzione di un tampone riconosciuto dalla Asl? 24 ore? Tre giorni? Una settimana? Ai fini di contrastare l’avanzare del contagio credo sia fondamentale conoscere questo dato, non crede?
4) Il presidente Emiliano a Giugno scorso ha annunciato l’acquisto e la disponibilità presso il Policlinico di Bari di un costosissimo macchinario in grado di processare 10 mila tamponi al giorno, solo al Policlinico. Purtroppo anche in occasione della seconda ondata di dicembre scorso abbiamo letto sui bollettini quotidiani di numeri di tamponi abbondantemente sotto la soglia dei dieci mila tamponi. Allora mi chiedo e le chiedo quanti tamponi possono essere processati con uno sforzo comune tra laboratori della Asl, laboratori degli Irccs e laboratori privati convenzionati?
5) Tra diagnosi e cura, non crede che un azione di diagnosi più veloce possa rappresentare un arma fondamentale per ridurre l’indice Rt? Oggi la Puglia processa mediamente numeri prossimi alla soglia dei dieci mila tamponi al giorno, non crede che processandone il doppio si possano produrre effetti tali da dimezzare i contagi e di conseguenza ogni altro peso a carico del sistema sanitario?
Buongiorno sig. Corona avevo pensato di rispondere punto per punto alle sue domande ma ho notato che la sua perplessità maggiore è legata al numero di tamponi che si eseguono quotidianamente e le dirò con estrema franchezza che oggi i dati che vengono comunicati sono il frutto di un lavoro di concertazione tra i vari laboratori tutti impegnati al massimo delle loro forze. Si può fare di più penso di si ma occorrono investimenti sopratutto nel campo intellettuale . Lei pensi che io lavoro allo zoprofilattico quindi un ente preposto alla sorveglianza della sanità animale eppure siamo stati coinvolti perchè avevamo procedure e attrezzature che permettevano di eseguire le analisi necessarie per il riconoscimento del virus, tutto questo grazie ad un dirigente lungimirante che negli anni 90 ha cominciato ad occuparsi di biologia molecolare.
Sperando di aver risposto esaustivamente alla sua perplessità le auguro una buona serata
Buonasera a lei e innanzitutto grazie per la disponibilità dimostrata a rispondermi. Effettivamente approfondire punto per punto mi consentirebbe di capire dove effettivamente il governo regionale avrebbe e potrebbe ancora fare di meglio. Se invece dovessimo soddisfare la mia principale perplessità le devo confidare che in verità non è il numero dei tamponi in termini assoluti che mi preoccupa. Anche un numero esiguo di 100 tamponi sarebbero troppi se la richiesta e le ragioni di indagine preventiva ne richiedessero 50 al giorno, la mia principale preoccupazione è rivolta invece a comprendere quanto tempo mediamente un cittadino pugliese attende per poter fare un tampone convalidato dalla Asl. Potremmo fare ulteriori ragionamenti che sicuramente mi aiuterebbero a comprendere dove sono gli errori commessi dal sistema sanitario, dalla sua risposta mi sembra di capire che il limite principale è da individuare nella carenza di personale in grado di processare i tamponi, ma a maggior ragione non comprendo se il macchinario annunciato da Emiliano ( secondo annuncio del governatore da solo ne processerebbe 10mila di tamponi al giorno) sia mai entrato in funzione e se sia mai stato utilizzato mai a pieno regime. A proposito, oggi è lunedì e noto con sommo dispiacere che i numeri dell’attività di diagnosi sistematicamente calano in coincidenza delle festività, se poi dovessimo scoprire che parliamo di positività diagnosticate ben oltre la settimana dal giorno in cui i pugliesi ne hanno fatto richiesta allora credo che dovremmo chiederci quanto effettivamente siano utili alla collettività e al contrasto alla catena dei contagi. Le rappresento il piacere di averla conosciuta, felice di aver scoperto che in questa terra spesso mortificata da scelte conservatrici e gerontocratiche ci sono dirigenti dotati di visione e di coraggio, ribadisco il mio ringraziamento e anche io le auguro una buona serata.