Avendo cominciato a leggere molto tardi, mi sono perso tutta la letteratura d’infanzia. Sentendone in tarda età la mancanza, decisi un paio di anni fa di recuperare qualcosa, sfruttando – sotto forma di ascolto di audiolibri – il tempo che impiegavo in auto per andare a scuola.
Tra i tanti romanzi per ragazzi, che mi hanno comunque appassionato, perché la qualità non ha età, un apprezzamento davvero particolare, per non dire entusiasta, l’ho riversato per quel grande autore di storie di avventure che è stato Jules Verne. Ho letteralmente (e letterariamente) ascoltato e divorato romanzi come “L’isola misteriosa”, “Il giro del mondo in 80 giorni”, “Viaggio al centro della Terra”, “Dalla Terra alla Luna” e, infine, ma non per importanza “Ventimila leghe sotto i mari”.
Questa premessa l’ho fatta un po’ per spronare le ragazze e i ragazzi di tutte le età a leggere Jules Verne – una lettura davvero godibile e nient’affatto superata – un po’ per non appesantire troppo questa rubrica, considerando anche i tempi.
La frase su riportata, difatti, pur essendo stata scritta a fine Ottocento, è di estrema attualità, se pensiamo al dramma delle morti in mare a causa delle emigrazioni, quali stiamo assistendo purtroppo da anni.
Come sempre i grandi autori sono in grado di fare riflessioni profonde, che superano la contingenza e si librano nel tempo.
Il mar Mediterraneo dovrebbe tornare ad essere quello che è sempre stato, una culla di civiltà, e non un cimitero in continua crescita.
Per tale motivo preferisco chiudere con una frase scritta da Orazio, pregna di speranzoso ottimismo:
“Cambiano cielo non cambiano cuore
quelli che fuggono di là dal mare.”