Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è un mio desiderio. Io sono Malala. (Malala Yousafzai, Premio Nobel per la Pace 2014)

Malala Yousafzai era una studentessa pakistana di quindici anni quando il 9 ottobre 2012, a mezzogiorno, dopo essere uscita da scuola, sull’autobus che la riportava a casa, subì un attentato talebano. Un uomo le sparò tre proiettili sul volto, riducendola in fin di vita. Unica sua colpa, quella di aver sempre dichiarato fieramente la volontà di leggere e studiare.

Per non si sa quale miracolo, riuscì a sopravvivere e da allora è diventa la paladina di una battaglia per la libertà e l’istruzione delle donne. Per questa sua forza indomita nel 2014 le è stato attribuito il Premio Nobel per la Pace.

Ha scritto un libro, “Io sono Malala”, dal quale ho preso la frase iniziale. Tale libro mi è tornato in mente dopo i drammatici fatti che giungono dall’Afghanistan, ove è in corso la presa del potere dei talebani. Malala ha lanciato un appello, perché teme per l’incolumità dei suoi familiari.

Quello che stiamo vedendo in queste giornate convulse raggiunge punte di drammaticità inusitate. Epicentro è l’aeroporto di Kabul, diventato il crocevia della speranza e della disperazione. I bambini piccolissimi consegnati ai soldati perché salvino almeno loro, rimangono negli occhi di tutti.

Ma ci sono state altre immagini alle quali non avevamo mai assistito: quelle di ragazzi che si sono aggrappati agli aerei nella disperata e folle speranza di poter fuggire. Sono volati giù quasi subito.

Mi si perdoni se riporto quello che ho scritto sui social a questo proposito:

“ICARO AFGANO

Hanno provato – come Icaro – a raggiungere il sole della libertà su ali d’acciaio. Ma anche questa si è rivelata un’illusione. Spero che queste immagini – drammaticissime – servano a scuotere l’indifferenza del mondo…”.

Ora il mondo si trova di fronte a questa immane tragedia umanitaria. Sarà da affrontare l’esodo di migliaia di persone e sarà da affrontare quello che capiterà a chi rimarrà in loco.

Tra questi l’anello più debole sarà quello delle donne, che corrono il rischio di perdere molti diritti, primi tra tutti quelli di potersi istruire e poter autodeterminare la propria esistenza.

Per tale motivo preferisco terminare citando la dedica che Malala scrive nel su citato libro:

“A tutte le ragazze che hanno affrontato l’ingiustizia e sono state zittite. Insieme saremo ascoltate.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *