L’ingiustizia della giustizia – consentitemi questo incipit ossimorico – è uno degli spettacoli più ricorrenti nel teatro del mondo in generale, e nel teatrino italiano in particolare.
Talvolta capita che una persona venga condannata compiendo errori madornali. Penso al mai sopito caso di Enzo Tortora, alla gogna delle manette e alla sua prima incredibile sentenza. Penso a Patrick Zaki, da oltre un anno e mezzo in prigione, in attesa di un processo dilazionato nel tempo, ma che rischia di comminargli una sentenza di condanna ingiusta, senza appello. Penso altresì alla recentissima sentenza di primo grado nei confronti dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. La sua condanna a oltre 13 anni lascia più di un alone di perplessità.
Ma penso anche, di converso, a tutte le sentenze assolutorie e, soprattutto, a tutte quelle sentenze mai avvenute perché cadute in prescrizione, lasciando libere tante persone che meritavano la condanna. Persone ovviamente potenti o facoltose.
Succede pertanto, per tentare di fare una sintesi con un gioco di parole, che chi ruba i polli va certamente in prigione, mentre chi ruba ai… polli la fa quasi sempre franca.
Dal bello e profetico libro “La fattoria degli animali” di George Orwell, è tratta la frase che riduce all’essenza il concetto finora espresso. L’uguaglianza è il cardine della bilancia a due piatti. Ma tale bilancia, simbolo della giustizia, è ancora lungi dall’essere in equilibrio.
Nella speranza, un po’ remota, che si riesca ad andare sempre più verso un suo bilanciamento, verso una giustizia giusta, rimuovendo il triste ossimoro iniziale, non mi resta, per intanto, che citare la seguente frase di Socrate:
“Ricevere ingiustizia è meglio che farla, perché se la ricevi ci rimetti il tuo avere, ma se la fai comprometti il tuo essere, perché ti trasformi in persona cattiva.”