“Me ne andai in fretta, con la sensazione di aver schivato, per vigliaccheria, il momento in cui il destino si incarna in un luogo, in un volto. Il momento in cui il caso ci lascia intravedere la sua oscura trama di cause ed effetti (Andrei Makine, “La donna che aspettava”)

Pur essendo un convinto cultore della scienza, ritengo che ci sia molta parte del nostro vivere che è avvolta dal mistero. E questa è una gran fortuna, perché se tutto fosse spiegabile la noia regnerebbe sovrana.

Una delle cose che più ci attraggono è il rapporto tra caso e destino, in quel misterioso rapporto che esiste da sempre tra aleatorietà e determinismo.

Quante volte ci siamo chiesti, per esempio, se un incontro è stato davvero frutto del caso oppure no? Credo che sia capitato a tutti di pensare ad una persona, che non si vedeva da tempo, anche anni, e incontrarla di lì a poco, magari per strada.

Lo psicanalista Carl Gustav Jung ha fatto studi molto dettagliati su queste questioni, associandole al nostro inconscio. Un suo articolo dal titolo “Sincronicità” è illuminante al proposito.

Ovviamente anche la letteratura non è stata esente dall’indugiare su tali fenomeni, e la citazione di apertura è davvero un bell’esempio.

Ma è dal film “Lezioni di tango” di Sally Potter che vorrei riportare, in conclusione, un notevole dialogo sul caso e sul destino, nel più classico degli incontri, quello sentimentale:

Pablo: Secondo te, c’è una ragione perché due persone si incontrino?

Sally: Dipende se credi al caso o al destino.

P: E tu a cosa credi?

S: Credo che il caso ci dia la possibilità di determinare il nostro destino.

P: Come?

S: Con la volontà!

P: Una domanda: credi in Dio?

S: […] Non credo che le nostre vite siano scritte; non credo che vi sia una forza superiore che controlli le nostre azioni. Quindi, indubbiamente, sono atea… Ma mi sento ebrea… E tu?

P: Sono un ballerino … ed ebreo!

(Ad entrambi scorre una lacrima)

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