Forse dopo tanto spreco anche la parola finirà in un botro (Eugenio Montale)

Un mio chiodo fisso è il fatto che oggi le parole si sprechino. Si scrive dappertutto: sms, chat, social, blog, email, riviste, giornali, libri. Molte di queste parole sono destinate al breve momento dell’oggi. Pochissime per il domani. Ancor meno per l’eternità.

Si sta dunque assistendo ad una esplosione della quantità di scritti, tutta a discapito della qualità. Gli epistolari di un tempo – giusto per fare un esempio – che tanto hanno contribuito a conoscere le persone e le loro vite, sono ormai quasi del tutto estinte. Erano figlie della lentezza. Una lettera arrivava, la si leggeva, la si rileggeva, si prendeva tempo per rispondere, si rispondeva e la si inviava. Poi si aspettava pazientemente la risposta. Potevano passare giorni, settimane, mesi. Le parole dovevano essere soppesate, dovevano lasciare il segno, erano testimonianze di vita vissuta.

Oggigiorno tutto ciò è un caro estinto che rischieremo di pagare caro.

Sono dunque illuminanti i versi di Eugenio Montale citati in apertura, tratti dalla poesia che non a caso si intitola, profeticamente, “Oggi è di moda”.

Il timore espresso dal poeta è che se si sprecano le parole esse finiranno nel fossato del dimenticatoio.

Per fortuna la poesia si conclude con questi altri versi che lasciano la porta aperta all’auspicio che forse non tutto sia davvero perduto:
“A noi rimane la speranza che qualche
anacoreta distilli resine dorate
dai tronchi marcescenti del sapere.”

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