Se il Diario di Anna Frank ha permesso al mondo intero di “leggere” i pensieri di un’adolescente che viveva assieme ai suoi cari ed ad altre persone in un luogo nascosto di un’abitazione di Amsterdam, durante l’occupazione nazista, non meno interessante è un diario di una sua concittadina, Etty Hillesum, che in quegli anni viveva la sua dimensione di giovane donna, anch’essa piena di vita eppure costretta a vivere nel vortice della persecuzione degli ebrei.
Il bello di questi diari, entrambi miracolosamente ritrovati, è che essi pulsano di vita e di voglia di vivere. Anche se la frase su messa sembrerebbe dire il contrario, in realtà, con il passare dei giorni, dei mesi e degli anni la giovane Etty inverte in modo brusco il tono dei suoi pensieri, lasciando sempre meno spazio allo scoramento e infondendo a se stessa e a chi le sta vicino una carica di umanità e di vitalità che è rimasta suggellata per sempre nelle pagine del suo diario.
Etty, pur potendo fuggire da Amsterdam, preferì non farlo. Al pari di Anna, fu deportata e morì nei campi di concentramento. Ma la sua testimonianza continua ancora oggi ad illuminare il mondo, come le parole seguenti, prese sempre da quelle pagine:
3 luglio 1942: “Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro annientamento. Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non capiranno cos’è in gioco per noi ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita dall’altra. Continuo a lavorare e a vivere e trovo la vita ugualmente ricca di significato.”