Sembrava una missione impossibile quella di Elly Schlein contro un presidente di regione come Stefano Bonaccini, sostenuto da due suoi colleghi del sud che rispondono ai nomi di Vincenzo De Luca e Michele Emiliano. Anche se la Campania e la Puglia hanno premiato Stefano Bonaccini in termini assoluti, il presidente dell’Emilia Romagna ha perso le primarie del Pd contro la giovane Elly Schlein su tutto il territorio nazionale. E l’ha perso nei seggi dove le file che si sono registrate, sin da subito, erano formate da tantissimi giovani, donne e uomini stufi di assistere all’ennesima riproposizione del modello di partito diretta espressione degli amministratori pubblici. Perché il risultato venuto fuori dalle urne è proprio questo: la teorizzazione del partito democratico governato da chi “sa vincere” (gli amministratori pubblici) così come hanno dichiarato ripetutamente i sostenitori di Stefano Bonaccini, è stata bocciata da chi si è recato democraticamente al voto.
E di questo il sindaco metropolitano De Caro, che rimane un sindaco capace e radicato nel suo territorio e che potrebbe essere un grande presidente della regione, dovrà prenderne atto: la politica non può essere affidata solo a chi governa le città o le regioni. E non sempre ad un buon sindaco corrisponde un ottimo politico. Questo ce lo dice la storia dell’Italia del ‘900 e del XXI secolo. Abbiamo visto come anche nel nostro territorio, città di Conversano compresa, la pesca a strascico operata dal gruppo del sindaco di Bari tra i consiglieri comunali del nostro comune (destra o sinistra, basta che respirino) non ha portato grandi risultati. Nella nostra città il risultato su 498 votanti ha visto prevalere Bonaccini con 295 voti contro i 200 di Schlein. E considerando che alle urne in via Mazzini si sono recati interi gruppi consiliari della maggioranza che regge l’amministrazione del sindaco Lovascio, insieme naturalmente all’apparato storico del partito, il voto per Bonaccini è stato deludente rispetto a quello ricevuto da Elly Schlein che non aveva alcun gruppo organizzato alle spalle. Se un segnale va colto dalla sinistra è proprio questo: il luogo “partito” è nella disponibilità di tutti e non solo degli amministratori pubblici. In poche parole, a chiunque avesse voglia di impegnarsi dovrebbe essere riservato il benvenuto e…basta al partito del governo a tutti i costi.
L’impresa di Elly Schlein non sarà semplice ma il risultato le offre un assist come pochi. Qualcuno la butterà sull’estremismo di Elly Schlein, altri sugli effetti del risultato ricevuto nelle grandi città, altri ancora saranno tentati dal raggiungere Renzi e Calenda per mettersi al riparo da eventuali ridimensionamenti. Ma ci accorgeremo molto presto delle intenzioni e azioni della nuova segretaria del partito democratico.
In molti si aspettano una rivisitazione delle regole dei circoli di periferia dove vige ancora la regola dei padroni delle tessere che condizionano, e a volte immobilizzano, energie positive e fresche. In tanti attendono segnali e proposte sulle emergenze più importanti quali quella abitativa, il diritto a servizi efficienti di sanità pubblica e trasporto pubblico.
Staremo a vedere, così come ci accorgeremo presto se è arrivato il momento di impegnarsi per un partito che fa della partecipazione di tutti la sua vera carta di identità. Questo è il momento in cui un partito vero si ridefinisce, si riposiziona, ritrova la sua anima. Ed è il momento in cui vecchi e nuovi protagonisti si devono sforzare di stare insieme percependo il senso del cambiamento avvenuto con il voto del 26 febbraio con la nuova segretaria Elly Schlein.
Senza trionfalismi e con la consapevolezza che non ci sarà la prova d’appello. Il partito al momento più rappresentativo della sinistra ha battuto un colpo; tutti sappiamo che non basta e che il sol dell’avvenire riflette una flebile luce che ha bisogno di tutta la sua luminosità.
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