Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi (Pablo Neruda)

La primavera è la principessa delle stagioni. Il suo arrivo, in netto contrasto con il freddo e cupo inverno, è carico di tanti significati.

Il primo è senz’altro quello della rinascita, caratterizzato dallo spuntare dei germogli, che finiranno col rivestire gli alberi o col trasformare in prati i brulli terreni.

Il secondo è legato all’amore e alla fecondità. Il fenomeno connesso è la fioritura. Con essa avviene il miracolo dell’esplosione dei colori.

L’uomo, ci dice la scienza, è capace di distinguere sedici milioni di colori, che corrispondono a differenti lunghezze d’onda dei raggi elettromagnetici nello spettro del visibile.

La primavera si appropria di tutti questi colori attraverso i fiori. Il fiore è senz’altro legato all’amore perché attraverso l’impollinazione si dà avvio al processo che porterà al frutto ed alla promessa della ripresa del ciclo della vita.

Ogni fioritura è uno spettacolo a sé stante. Dura poco tempo, in alcuni casi – penso ad alcune piante grasse – un sol giorno. Eppure fremiamo in attesa di rivederlo ogni anno.

Tra le tante fioriture un posto di rilievo è rappresentato da quella dei ciliegi in Giappone. Per pochi giorni tappezzano di bianco e di rosa i loro panorami.

E dall’altra parte dell’Oceano Pacifico, il grande poeta cileno Pablo Neruda ci ha lasciato due versi memorabili che legano per sempre la fioritura dei ciliegi all’amore tra due esseri umani.

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