La solitudine è qualcosa di assolutamente diverso dall’isolamento. L’isolamento è l’esperienza di una perdita, mentre la solitudine è l’esperienza di una rinuncia. L’isolamento si subisce, nella solitudine si cerca qualcosa.(Hans-Georg Gadamer)
Questa riflessione molto interessante del filosofo tedesco Gadamer piacerebbe molto a tutti coloro i quali anelano o hanno anelato alla solitudine come momento in cui cercare cose alte, inerenti per lo più la sfera dello spirito. I grandi eremiti, sia della religione cattolica, sia, soprattutto, di quelle orientali, hanno fatto loro e fanno tuttora loro il precetto della solitudine come culla di meditazione.
Ma voglio ora puntare l’attenzione sull’isolamento figlio dell’esperienza di una perdita.
Mi ha molto colpito la scomparsa improvvisa di Flavia Franzoni, moglie di Romano Prodi. Stava facendo un percorso a piedi verso Assisi col marito quando si è accasciata al suolo senza vita.
Quello che è emerso dalle cronache è che l’unione di Flavia con Romano era una di quelle storie d’amore speciali che si protraeva da quasi sessant’anni, con una sintonia davvero unica.
Amo chiamare queste unioni speciali col termine di coppia-molecola, perché, come ci insegna la chimica, la molecola crea un legame tra gli atomi che genera un qualcosa di diverso dai singoli suoi componenti. L’acqua, per esempio, fa dimenticare le singolarità dell’idrogeno e dell’ossigeno di cui è composta.
Pertanto è comprensibile il grande dolore di Prodi e il suo grande timore di rimanere solo, intendendo in realtà la solitudine come perdita di una presenza che riempiva la sua vita.
In questi casi, si può solo sperare che il ricordo, la memoria e la vicinanza dei familiari e degli amici finiscano per limitare le conseguenze di tale isolamento nel senso visto nella frase iniziale. Perché è sempre nelle comunità forti che si attutiscono i forti dolori.