“Non siamo esseri fatti di materia, noi siamo delle forme irrigate dalla materia, dei fiumi viventi che tracciano il loro corso sinuoso nella distesa del tempo (Film “Genesis”)”
Una delle caratteristiche più peculiari dell’essere umano, incapace di vivere come un’isola, è la condivisione. Condividere significa dividere qualcosa, cui si tiene, con qualcun altro.
Non tutte le condivisioni sono relative a beni materiali. Si possono condividere sensazioni, emozioni e finanche paure.
Talvolta può capitare di condividere qualcosa di speciale con gente che non si conosce, e scoprirlo casualmente nel tempo. Voglio parlare proprio di un episodio del genere capitatomi ultimamente. Non prima di aver raccontato un antefatto.
Anni fa vidi un bel docufilm, “Genesis” che parlava dell’origine della vita e del suo sviluppo. Rimasi molto colpito nell’apprendere che un uomo in realtà è una forma che permane nel tempo, anche se il suo contenuto si rinnova lentamente e continuamente. Ogni giorno miliardi di cellule muoiono in noi, sostituite da cellule nuove, in un “contenitore” – il nostro corpo – la cui forma, a grandi linee, permane. In pochi anni questo ricambio attraversa tutto il corpo, per poi ricominciare da capo.
Rimasi molto colpito da questa scoperta. Ebbene, giorni addietro ho letto una poesia della poetessa Antonella Anedda, nella quale si fa cenno esattamente a questo fenomeno, pur con considerazioni del tutto personali, ancorché interessanti. Ho provato un grande piacere nell’aver condiviso lo stesso senso di stupore per questo incredibile ricambio di cellule, con una persona che non conosco.
Non posso terminare, cari lettori, senza condividere anche con voi questi versi:
“Eppure non ha senso
rimpiangere il passato,
provare nostalgia per quello che
crediamo di essere stati.
Ogni sette anni si rinnovano le cellule:
adesso siamo chi non eravamo.
Anche vivendo – lo dimentichiamo –
restiamo in carica per poco.”