Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla…(Oriana Fallaci)

Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì c’eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. (Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato)

“Lettera a un bambino mai nato” uscì nel 1975. Fu un successo editoriale di grande portata. Lessi quel libro tutto d’un fiato pochi anni dopo, e, quindi, non meno di quarant’anni fa. Ciononostante mi rimane vivido il ricordo di quel flusso di coscienza emotivamente drammatico, perché poneva la donna di fronte al miracolo della creazione, assieme al dubbio che tale processo possa essere interrotto, nonché al carico di responsabilità che la messa al mondo di un figlio comporta.

Il ricordo di tale libro mi è tornato prepotentemente in mente nel leggere, qualche giorno fa, un articolo che diceva che a Bari vi è un crollo delle nascite estremamente rimarchevole, al punto che gli anziani sono diventati il doppio dei bambini.

In tale scenario la responsabilità della messa al mondo di una singola creatura, oltre alla coppia si estende alla società intera in misura molto più rimarchevole che in passato.

Per una strana coincidenza, oltre all’articolo suddetto, ne ho letto recentemente un altro relativo ad un fatto di cronaca raccapricciante. Un anziano ultranovantenne è evaso nottetempo da una Rsa e, dopo una fuga a piedi di oltre dieci chilometri, ha raggiunto la sua abitazione nella quale si è barricato.

Le due notizie sono strettamente collegate, perché gli scenari futuri vedono sempre più il nostro Belpaese come un paese per vecchi, che peraltro rischiano di vivere malissimo i loro ultimi anni.

Tornando al secondo articolo, che concludeva dicendo che in primavera un altro anziano fece la stessa fuga con esito non positivo, perché fu trovato morto annegato nell’Adige, mi viene da concludere che questi due fenomeni – decremento demografico e solitudine e spaesamento della vecchiaia – sono indissolubilmente legati da una parola e un aggettivo: tristezza infinita.

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