E’ il momento

di Vito Fanizzi (Magistrato Corte d’Appello di Bari)

Quando la mattina dell’11 novembre 1989, due giorni dopo la caduta del Muro di Berlino, Mstislav Rostropovich suonò le note di Bach con il proprio violoncello, commuovendo le migliaia di persone radunatesi nei pressi del Checkpoint Charlie, nessuno poteva immaginare che, anni dopo, carri armati russi si sarebbero nuovamente mossi verso occidente, per oltrepassare i confini di un altro Stato e seminare morti innocenti.

Abbiamo sfidato il ventre della bestia,

appreso che la calma non è sempre pace,

e che le regole e opinioni del “così è”

non sempre sono giustizia.

Quando il 20 gennaio del 2021, durante la cerimonia di insediamento del Presidente Joe Biden, davanti al Campidoglio, la giovane poetessa Amanda Gorman recitò questi versi, scritti la notte dell’assalto al Congresso americano del 6 gennaio, nessuno poteva immaginare che il mandante di quell’assalto sarebbe stato nuovamente il Presidente degli Stati Uniti.

Il diritto, fragile e preziosa creatura, è calpestato.

Un imponente apparato di armi e di disinformazione incombe sulle nostre libertà.

Tra i due mascalzoni che si stringono la mano, la vecchia Europa, con la sua leadership inadeguata, irrisa da Putin e presa a schiaffi da Trump.

Non è un caso che solo Sergio Mattarella abbia avuto la capacità di innervosire il Cremlino, con il suo coraggioso discorso di Marsiglia. Cercatelo, questo discorso, ritagliatelo e conservatelo a futura memoria. Non fidatevi delle sintesi e delle beffe di Marco Travaglio. E’ una lezione di storia e di diritto internazionale, che ha il coraggio di rilevare le analogie tra le mosse del Terzo Reich nel 1938 e quelle delle armate russe del 2022. Anche allora il pretesto fu quello di proteggere dai maltrattamenti la minoranza germanofona dei Sudeti. Anche allora, per la propaganda nazista, la Cecoslovacchia era “un mostruoso Stato fittizio”. E qualcuno deve pur chiedersi per quale ragione, in Europa, tutti i partiti di estrema destra, con sfumature naziste, simpatizzino per Mosca.

Abbiamo di fronte un ridicolo ma pericoloso criminale, nel senso letterale del termine.

Abbiamo di fronte la Russia, il cui Capo di Stato Maggiore, non l’ultimo arrivato, nel 2013 ha messo nero su bianco “il ruolo dei mezzi non militari nel raggiungere obiettivi politici e strategici”,che “ha superato in efficacia la potenza delle armi”. Indispensabili, in questa strategia, le forze di opposizione, all’interno dei singoli Stati, e adeguate operazioni di informazione: “Lo spazio delle informazioni apre ampie possibilità asimmetriche di ridurre il potenziale di combattimento del nemico”. Gli effetti della “dottrina Gerasimov” li cogliamo ogni giorno, nei nostri telefonini e nelle prese di posizione di alcuni politici, anche con incarichi di governo.  

Eppure, per fronteggiare la “guerra ibrida” di Mosca e gli impressionanti strumenti nelle mani di Elon Musk, l’Europa ha armi con le quali combattere, buone, vecchie idee: la democrazia, la dignità dell’uomo, i processi giusti, l’inviolabilità della libertà personale, la libertà di espressione, la sacralità dei morti. Princìpi nati ad Atene, non a Mosca o a Washington. Princìpi che possono essere sospesi, non sconfitti, forti come la radice dell’albero che incrina la pietra. E’ adesso il momento.

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