[occhiello]
Un po’ dovunque, lungo le vie principali delle città e dei paesi della nostra regione, fin dall’alba del Venerdì santo, e per l’intera giornata, si avvicendano cortei penitenziali con crocifissi “miracolosi”, venerati da antica data, e processioni dei cosiddetti “misteri”: una serie di statue che rappresentano i momenti della passione e morte di Gesù. La gente vi si assiepa, assiste devota e raccolta, leva gli occhi imploranti sul Crocifisso, lascia trasparire dal volto accenti di pietà teneri, se pur vaghi.
La Croce, piantata, oltre duemila anni fa, sul globo terrestre, proietta il suo “mistero di morte e di gloria”: inquieta, interpella, e resta “unica” speranza di luce e di vita immortale.
Attraverso questo orizzonte di speranza, aperto ad un cammino verso una fede più limpida, ci è dato cogliere una soddisfacente risposta ad un comune e fondamentale problema riguardante il “senso” e lo scopo della vita: chi siamo, donde veniamo, dove
andiamo. Problema ineludibile che, alla semplice ragione, si presenta quale enigma dell’umana esistenza!
Con una intuizione di alta poesia e spiritualità, il filosofo, saggista e poeta spagnolo Miguel de Unamuno (1864-1936) avverte che la chiave della soluzione sta nel Cristo crocifisso, suprema espressione di amore e garanzia della nostra immortalità. “Senza di Te, Gesù, nasciamo solamente / per morire; con Te noi moriamo / per nascere, e così ci hai generati”. Generati per la beata eternità!
Contemplando il Crocifisso, il poeta vi ravvisa l’ineffabile prospettiva di una vita oltre la vita – supremo anelito umano – e sulle sue labbra affiora la supplice preghiera: “… Dammi, Cristo, /che quando alfine vagherò sperduto / uscendo dalla notte tenebrosa / ove sognando il cuore s’impaura, / entri nel chiaro giorno sconfinato / con gli occhi fissi sul tuo bianco corpo”.
Dinanzi al Crocifisso facciamo nostra la voce orante del poeta: “Cristo, Tu che Ti taci per udirci, / dei petti nostri il singhiozzare ascolta! […] / Dacci, Gesù la vita, la fiammata / che illumina e riscalda. […]
Per giustizia l’uom muore; ma innocente / Tu per amor moristi, immacolato / Agnello; e, giunto già nell’alto regno / ricordati di noi…/ e di tua man l’anime nostre guida.