Quando il conte si “toglierà lo sfizio”

Conosco da tempo gli organizzatori dell’evento “Sfizi del Conte” che si sta tenendo in queste tristi ed uggiose serate in corso Domenico Morea. Si tratta di ragazzi seri e professionisti che hanno scelto di investire nella loro vita attivando agenzie di marketing e pubblicità.
Capisco anche il loro sconforto nel leggere le numerosissime contestazioni alla manifestazione: alcune pretestuose e deliranti, altre composte e puntuali.
Capisco la rabbia degli espositori che non vedono in giro persone interessate ai loro prodotti, vuoi ai materassi comodi ed ergonomici  vuoi ai “coglioni di mulo” e alle “palle del nonno” che si vendono esattamente nello spazio antistante la torre dodecagonale, ripulita più volte dai cittadini volontari della domenica mattina. Capisco lo sguardo attonito di coloro che arrivano in corso Domenico Morea e, esterefatti, esclamano “ma in questo paese organizzano sempre fiere e sagre”? E vagli a spiegare a questi avventori che, comunque, già nel basso medioevo le fiere e le sagre costituivano il momento della mercanzia, del baratto e dell’economia che funziona.
Capisco lo sguardo del venditore di mozzarelle (buonissime) che quasi implorando ti invita ad assaggiarne una saporita e già bella e pronta su di un piatto d’argento. Capisco il viso gioviale e sempre sorridente del salumiere che ti propina il piatto forte della serata, “le palle del nonno”, che da sempre, è notorio, fanno impazzire i buongustai di tutto il mondo.
Capisco alcuni  esercenti del largo di Corte che rivendicano giustamente l’iniziativa pensata per riportare un po’ di gente qui a Conversano e, quindi, anche nei bar e pub sparsi sulla piazza e sul corso.
Capisco quegli esercenti che, invece, non essendo d’accordo con l’iniziativa, passano davanti agli stand facendo finta di non vederli aspettando che il tutto finisca e che un giorno si possa dire solo “è stato un sogno”.
Capisco i macellai alle prese con “molto fumo e poca carne” in uno scenario che espone le proprie braci al vento di maestrale che in questi giorni non c’è e che da sud allontana anche i fumi verso la stazione e il cimitero in una sorta di nuvola che sa di notizie in arrivo  dal paese.
Capisco chi non capisce tutto ciò.
Ma ci sono due cose che non riesco a capire: l’assenza figurata della pubblica amministrazione che finge di non sapere nulla dell’evento e il silenzio assordante dell’intellighenzia nostrana.
La prima che si è affrettata a specificare incautamente a qualche stranito cittadino che il si all’utilizzo del corso è il frutto di un qualche riconoscimento a chi aveva dato il suo impegno nella scorsa campagna elettorale: “io ti chiedo il voto e il consenso e in cambio ti faccio arrostire la carne in pubblica piazza, come alla gogna”; la seconda, l’intellighenzia, che continua sfavillante il suo percorso accelerato di indifferenza. Si direbbe l’intellighenzia silenziosa, quella del piccolo contributo in cambio della testa china e dell’impegno all’indifferenza: non vedo non sento non parlo e, in questo caso, non annuso.
Non è lontano il giorno in cui il conte “si toglierà lo sfizio”. Nella sua città: vuoi perché ne avrà piene le tasche del continuo inneggiare al suo sottoposto Finoglio, vuoi perché quanto avrebbe dato per lanciare strali e frecce dalle sue torri. Non per colpire sudditi a Terrarossa (luogo fisico a qualche centinai di metri dal Castello) ma per centrare in pieno coloro che ne hanno ereditato il potere senza sapere che c’è del marcio in Danimarca. E la Danimarca è qui.
Intanto, dato che ci siamo, non sarebbe male visitare la mostra in Pinacoteca su Potere e Liturgia. E’ molto bella. Da non confondersi con la Liturgia del Potere. Quella si ripete da tempo.
E un saluto particolare va a coloro che hanno cercato di farci capire qual è lo sfizio del conte, organizzando l’evento. A loro l’augurio di essere più fortunati sia con le previsioni metereologiche che con l’incontro di amministratori pubblici più consapevoli e meno disattenti o peggio assenti.

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