Riempire di software (le biciclette) l’hardware invasivo (le piste ciclabili)

In questa nostra città il traffico proprio non va. Lunghe e interminabili file di autoveicoli intasano le arterie più significative, riversando parte del flusso veicolare anche su quelle secondarie. Fino a bloccare di fatto il tutto. E se è giustificabile con i lavori in corso che stanno interessando tutto il paese, la preoccupazione nasce dal fatto che c’è chi sostiene che tali disagi persisteranno anche a lavori ultimati. Sotto accusa il restringimento di alcune carreggiate,  i sensi unici e tanto altro.
Chiariamo subito una cosa. In senso assoluto la scelta di dare autorevolezza e dignità alla bicicletta nell’organizzazione della mobilità cittadina, è una scelta condivisibile. Mettere al centro la bicicletta come strumento utile non solo ad alleggerire la mobilità ma anche a favorire la salute di chi la utilizza, è un fatto culturale di rilievo. E come ogni cosa la differenza la fa l’organizzazione pratica. In città abbiamo visto sorgere piste ciclabili dappertutto. Da via Matteotti a via Vernaleone, per allargarsi fino a via P.M. Accolti Gil e nella zona di contrada Boschetto. Un’invasione di piste ciclabili a cui, al momento, non ha fatto seguito quella delle biciclette. Con quel numero di piste ciclabili lievitate in pochi anni, assistiamo ad un numero molto ma molto esiguo di biciclette in giro per la città. E non solo per una passeggiata rilassante ma come stile di vita, come strumento utilizzato per la mobilità. Che può riguardare gli spostamenti casa-scuola e  casa-lavoro.
Al di là di interventi spot, alcuni molto riusciti come quello casa-scuola, nella programmazione dell’amministrazione comunale è mancata fino ad ora la programmazione delle azioni atte a favorire l’uso delle biciclette. E’ come comprare un computer senza alcun software e quindi tenerlo fermo. Ormai è chiaro da tempo che la realizzazione di una infrastruttura senza un’idea di fruizione e gestione porta dopo poco tempo a ritenere inutile la spesa sostenuta dal sistema pubblico.
Oggi  lo sviluppo della nostra città si è concentrato, secondo le ultime scelte, su un pesante intervento infrastrutturale all’interno del paese. Un intervento che al momento sembra aver complicato le cose in quanto sono aumentate le piste ciclabili e non sono diminuiti gli autoveicoli in circolazione. Bisogna correre ai ripari da subito perché il rischio è di ritrovarsi tra non molto con luoghi in condizione di abbandono sui quali, anche adesso, i pedoni ci camminano giustamente come fosse un semplice marciapiedi. E non sono poche le volte in cui anche gli autoveicoli intasano quei luoghi senza alcun rispetto.
Detto ciò, quali possono essere le azioni per poter prendere il treno in corsa e ristabilire un’idea complessiva che riguarda la mobilità e gli stili di vita? Gli spostamenti casa-scuola hanno già visto una sorta di sperimentazione negli anni passati che è servita a far capire che, per i ragazzi e i genitori accompagnatori, è possibile recarsi a scuola con mezzi alternativi agli autoveicoli. La bicicletta ne è l’esempio più lampante. Molto meno si è fatto sugli spostamenti casa-lavoro. Ci sono in giro per l’Italia e nel mondo esempi di incentivi per coloro che utilizzano la bicicletta per recarsi sul posto di lavoro. Una pratica che conviene alla comunità che è costretta a subire meno i danni dell’inquinamento dovuto agli autoveicoli, alle imprese che hanno tutto l’interesse di avere lavoratori in piena salute e agli stessi lavoratori. Incentivi che possono essere per esempio la riduzione delle tasse comunali da parte del comune e incentivi per la produttività da parte del datore di lavoro.
E poi c’è la questione della salute. Utilizzare la bicicletta significa stare meglio in salute. Sentirsi bene e prevenire le malattie cardiovascolari. Basterebbe che il nostro comune proponesse alla  ASL BA un protocollo per il monitoraggio della popolazione e una grande campagna di comunicazione congiunta sugli effetti positivi dell’utilizzo della bicicletta. Tutte azioni che messe insieme porterebbero cambi di abitudini si radicali ma assolutamente auspicabili. Non si tratta di utopia bensì organizzazione della vita in città.
Per dare un senso ai milioni di investimento fatti e concretezza rispetto ad interventi che ai più, ancora oggi, sembrano non avere una logica.
E anche per offrire un software (la bicicletta) ad un hardware (le piste ciclabili) così invasivo e per niente percepito positivamente.

 

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