Intervista ad Alessandro De Robertis su Sinistra Italiana
Conversano – Alessandro De Robertis, ingegnere di 35 anni e imprenditore nel campo della Domotica Sociale. Un curriculum politico di tutto rispetto a partire dai suoi 17 anni. “Autore” e promotore, negli anni della sua frequentazione del liceo scientifico “Sante Simone” di Conversano, della rassegna studentesca Artescuola. Ha militato nei Democratici di Sinistra diventandone dirigente locale dal 2001 al 2007. Ha aderito al PD nel momento in cui i Democratici di Sinistra decisero di fondare, insieme alla Margherita, il Partito Democratico. Una parentesi durata poco, come ci spiega lui stesso nell’intervista. Si dice interessato dal processo di costruzione del nuovo soggetto politico Sinistra Italiana, il cui percorso inizierà il 19 febbraio a Roma con l’assemblea nazionale.
Che significa non poter pensare alla pensione perché nato dopo il 1975? Come vivi questa sensazione?
Significa dover lavorare senza avere una chiara idea di quando si potrà smettere e, soprattutto, con che trattamento si potrà andare in pensione. Il sistema contributivo genererà un grosso disagio sociale, ho l’impressione che alla fine pagheremo il conto, un conto salatissimo. Nel frattempo bisogna lavorare, il più possibile con continuità, cercando di integrare anche con strumenti privati la futura agognata rendita pensionistica.
Hai avuto un’esperienza politica con i DS in passato. E hai cominciato a frequentare il PD dei primissimi anni. Poi cosa è successo?
Entusiasmo. E’ venuto meno l’entusiasmo e la sensazione di poter incidere nell’azione programmatica del partito. Ma questa è una storia lunghissima e, guardandomi attorno, vedo che purtroppo tocca molti di quelli che come me all’attivismo politico donavano tempo e passione.
Cosa manca oggi per risvegliare la passione politica?
La politica. La politica intesa come il pensare al futuro e cercare di progettare soluzioni che migliorino la nostra terra può generare facilmente singulti di passione, il problema è che molte volte la politica (ed i partiti che dovrebbero esserne i volani) non guardano in questa direzione ma si arrovellano su altro, su molto altro che difficilmente può appassionare.
Abbiamo ascoltato il tuo intervento durante l’assemblea che Sinistra Italiana ha tenuto a Conversano nei giorni scorsi. Hai parlato di quello che può significare per un giovane 35enne l’art. 18. Cos’è per te l’art. 18 per i lavoratori e cosa dovrebbe fare un nuovo soggetto politico per dare soluzioni al problema lavoro?
Forse oggi servirebbe un art. 18 per imprese e liberi professionisti. Oggi più che il posto di lavoro a tempo indeterminato bisogna chiedersi se le aziende siano a tempo indeterminato. Un soggetto politico deve creare occasioni di sviluppo del territorio favorendo autoimprenditorialità smettendo di guardare verso le chimere promesse da chi, anche a scapito della tutela del territorio, declina troppe volte ricatti occupazionali immolando tutela di welfare, ambiente e diritti. Oggi bisogna favorire lo sviluppo di settori in cui a generare occupazione siano i temerari che, ancora credendo nel nostro paese, abbiano il coraggio di investirci su. Per usare una metafora banale, la politica deve dare le canne da pesca, poi ognuno deve imparare a pescare e faticare per ottenere risultati.
In questi giorni si discute molto sui metodi ormai considerati vecchi della sinistra classica. Cosa deve essere oggi la sinistra in Italia per avere un futuro di governo?
Deve riempire un vuoto di idee e programmarci sopra. Deve tenere la testa bassa ed elaborare le proposte che possono supportare l’Italia in un percorso arduo e complesso come quello che chiamiamo futuro. Inseguire i dogmi del passato senza guardare l’evoluzione della nostra società darà soddisfazione a qualche nostalgico, ma non offrirà a nessuno la risposta politica ad un vuoto adesso da molti sofferto.
Secondo te servono ancora le sezioni di partito? E che altro serve per agganciare la modernità?
Le sezioni possono ancora servire, ma devono essere abbinate a luoghi di incontro, progettazione e condivisione anche virtuale in grado di mettere in rete idee e persone anche non fisicamente prossime.
Secondo te bisogna rottamare a sinistra nella fase di costruzione del nuovo soggetto politico?
No, bisogna far tesoro di esperienze e storie, ma fatto ciò bisogna essere operativi e propositivi. Il mio auspicio è che si inizino a declinare nuove storie e nuove esperienze non che si cerchi di rivivere le passate.
Sinistra Italiana si è data appuntamento a Roma dal 19 al 21 febbraio per la prima assemblea nazionale. Cosa ti aspetti da questo appuntamento?
Sarò ottimista e dirò quello che spero. Spero in proposte di cantieri di idee, di progetti e di visioni che possano dare respiro a questa nostra amata Italia. L’avvio di un grande tavolo di confronto che possa parlare declinando verbi solo al futuro. Un raccolta di pensieri in cui a chi ne ha vengano chieste energie e prospettive. Se invece sarà l’ennesimo appuntamento di una sinistra che vorrà raccogliere gli ex tesserati di questo o quel partito per provare ad esigere uno spazio di visibilità allora l’appuntamento sarà fallito e con lui l’ennesima occasione di guardare al futuro.
Cos’è la modernità e cosa può significare applicare la modernità ad un nuovo partito politico?
In questa domanda c’è un problema. Un partito politico, per dirsi nuovo, deve essere in grado di leggere i fenomeni economico-sociali del presente e supportarne i percorsi innovativi nel futuro. La modernità può stare semplicemente nell’osservare il mondo e nel cogliere gli stimoli che da esso derivano. Abbiamo un’idea di quello che sarà l’Italia dei prossimi dieci anni? Forse no, ma possiamo dirci che forse ci sarà una sempre maggiore diffusione di servizi in sharing economy, che crescerà l’attenzione alla tutela delle biodiversità e del territorio e che avremo una più radicata diffusione di reti e di oggetti smart nelle nostre case. E’ moderno un partito politico che parla di ciò? Secondo me no, secondo me questo è l’unico approccio che un partito politico può avere oggi.
Cosa diresti ad un giovane per motivarlo all’impegno politico?
Serve una scossa forte e vigorosa. Serve accendere l’entusiasmo di chi deve comprendere che se guarda alla propria comunità con passività sarà ancor più colpevole di chi non offre prospettive alla città. Oggi l’impegno politico è manifestabile in tanti modi: cercare di creare un’attività che crei occupazione, adoperarsi per la tutela dei diritti degli altri, promuovere azioni culturali ed anche non buttare i propri rifiuti per strada, sono seppur banali, azioni di impegno politico.
Sinistra Italiana è un ulteriore tentativo della sinistra radicale di portare a casa piccole percentuali oppure un progetto più ampio?
Questa domanda la condivido ed al momento sto cercando io per primo una risposta in tal senso.