E’ morto Stefanuccio Coppola, uomo semplice onesto e rivoluzionario

Si è spento una figura storica dei comunisti di Conversano

Stefanuccio con il suo ApeConversano – Si è spento Stefanuccio Coppola, una figura storica del PCI di Conversano. Un uomo poco conosciuto dal grande circo della politica ma amato da coloro che ne avevano apprezzato negli anni l’abnegazione, la passione e la prontezza nella discesa in campo nei momenti della lotta. Erano sue le grandi manifestazioni che contribuiva a preparare con l’apporto ideale e logistico. Di Stefanuccio si può dire che non è mai stato un indifferente. E sarebbe piaciuto tanto ad Antonio Gramsci. Si è sempre schierato, e non ha mai fatto mistero di farlo, con i più deboli, dalla parte di chi combatteva per i diritti. Proveniva da una famiglia di persone che combattevano. Soprattutto la sua mamma, Marietta Dottore, detta Marietta Garibaldi, altra figura storica del movimento operaio conversanese. E fu con la sua mamma e con suo fratello Carlo, un altro della dinastia dei rivoluzionari gentili,  che Stefanuccio partecipò alla manifestazione in favore di don Vincenzo D’Aprile nel maggio 1970, esattamente quarantasei anni fa, che aveva osato sfidare il vescovo D’Erchia sui temi del celibato dei preti. Stefanuccio era lì, con tanta altra gente e, soprattutto, con la sua famiglia con la quale condivideva la passione per i diritti. Passione che non lo abbandonò mai, nemmeno quando si dedicò con una determinazione non comune all’organizzazione di decine di Feste dell’Unità. Per la qual cosa riusciva a vendere interi blocchi di biglietti pur di finanziare una festa che si reggeva sul volontariato di pochi. Con orgoglio ricordava che”…mia madre era capace di sbucciare fino a 5 quintali di patate durante i giorni della Festa dell’Unità per friggerle e venderle“. Un impegno per la collettività di chiara provenienza familiare la sua quando metteva a disposizione il suo mitico Ape (tre ruote) per caricare di tutto. Dalle bandiere da portare sui palchi dei comizi, ai tavoli e sedie da attrezzare per le manifestazioni. MaCon alcuni suoi amici tifosi della squadra di calcio locale il suo voler “fare” più che parlare, non gli faceva perdere il senso politico e lungimirante: “dobbiamo stare uniti e dobbiamo battere i fascisti e la destra. E dobbiamo stare attenti a chi tra noi non persegue questi obiettivi“. L’unità era il suo mantra, insieme a quella capacità di accogliere nelle mura del suo partito (prima il PCI poi il PDS e i DS) i più giovani che si avvicinavano. Con i quali familiarizzava molto facilmente e con i quali molte volte legava per “svecchiare” l’apparato che resisteva anche lì da tempo. Un innovatore che non aveva timore di schierarsi con coloro che proponevano iniziative e issavano in alto la bandiera del lavoro e dei comunisti. Quella bandiera era lui ad issarla, ogni volta, con orgoglio e determinazione. Ma con il solito silenzio. PENTAX ImageIl suo impegno civile e politico, che divideva con quello per la locale squadra di calcio, ha attraversato diverse generazioni di politici locali. Dal leader degli anni 50 e 60 della CGIL Mincuccio Bolognino ai fratelli Mario e Tonino Scisci, dal prof. Paolo Bellacosa a Pasquale Coletta, Pasquale Tomei, Giovanni Magistà, Vincenzo Bolognino, Ninì Cavallo, Niky Amodio, Gianni D’Accolti, Piero D’Argento, da Peppino Dimunno a Gian Luigi Rotunno, Francesco D’Argento, Raffaele CapotortoEnzo Locaputo, Cesare Totaro, Chiara Candela, Mimmo Castellaneta, Alessandra Valente, Anna Maria Candela, Alessandro De Robertis, Margherita Manghisi, Francesco Innamorato. E con quest’ultimo aveva stretto un rapporto che andava ben oltre quello politico. Ed è stato proprio Francesco che questa mattina ci ha dato la triste notizia: “Stefanuccio non c’è più”!. Noi lo piangiamo ricordandolo con un affetto tutto particolare, e vorremmo farlo con lo stesso che lui ci mostrava senza gridarlo ma dimostrandolo quotidianamente. Con Stefanuccio va via una persona e si porta con se un’idea. Forse un’utopia legata all’insegnamento che ci ha dato. E cioè quella che per conquistare diritti bisogna combattere lealmente per strada e con la gente. Come lui ha veramente fatto in tutta la sua vita senza mai apparire ma diventando per intere generazioni un esempio. Ci siamo ritrovati, molte volte senza volerlo, nel commentare che colui che ci teneva uniti con una passione forte, fosse proprio lui. Ciao Stefano, come al solito, te ne sei andato in silenzio. E noi continueremo a volerti bene. Come tu ce ne hai voluto insieme a tutta la tua famiglia che amavi e a cui ti dedicavi. Alla quale noi dedichiamo vicinanza e affetto.

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