Se dovessi scegliere una scena tipo di questo scorcio di campagna elettorale, non avrei alcun dubbio: sceglierei quella cui assistiamo da giorni in piazza Aldo Moro (piazza Carmine). E che vede un manifesto del candidato sindaco Carlo Gungolo “guardare” la piazza giorno e notte. In una sorta di espiazione di colpa per aver promesso di sistemarla “urbi et orbi” e non aver nemmeno tentato di farlo. Dopo aver convocato più volte commercianti e residenti e promesso solennemente un intervento capace di ridare dignità a quella piazza piena di buche, cadute e contraddizioni.
I turbamenti del “giovane delfino” non finiscono qui. Costretto com’è a portarsi sulle spalle il fardello di un’eredità pesante e fatta di solennità, assenza di sobrietà e invasione di campo in tutti i pezzi di città disponibili. Gungolo, nella sua qualità di candidato della continuità del suo mentore Lovascio, viene tenuto stretto e a bada da chi gli ha intimato di parlare solo dei fasti (?) del passato. Perché un futuro disegnato in quel contesto è impossibile da raccontare; non c’è futuro in chi ha beatificato se stesso senza alcun miracolo da esibire e non c’è futuro in chi ha fatto polpette del senso dell’istituzione abbandonando la barca nel mare della tempesta perfetta. E lasciandola andare al suo destino che è sotto gli occhi di tutti.
Ma il giovane delfino non può permettersi di sbagliare; deve osservare i comandamenti. A cominciare da quello dell’organizzazione di una campagna elettorale basata nuovamente sulla condivisione di uomini e programmi (?) accanto all’esponente che per 10 anni ha guidato tutte le scelte fondamentali della passata amministrazione, ben accolto dal delfino e dall’intera corte: il sig. Dimise che nella vita svolge il ruolo di dirigente dell’impresa che cura la gestione dei rifiuti nella nostra città. Una persona sempre moto gentile ma che ha determinato le scelte di chi ha governato negli ultimi tempi. Ed è un altro turbamento del giovane delfino. Che vede anche alcuni partecipanti alla sua campagna elettorale far finta di non accorgersi dell’uomo della porta accanto. Non c’è generale d’armata che tenga, non c’è storico che tenga. Tutti presenti nelle liste e tutti nel proprio angolo della contemplazione a cercare di mettere le “pezze” al peso dell’eredità ed alleviare le pene del giovane delfino.
E se di passato bisogna parlare, ecco che il plenipotenziario aggredisce un pezzo forte del fallimento degli ultimi nove anni: il SAC (Sistemi Ambientali e Culturali). Quello strumento finanziato dalla Regione Puglia con circa 600.000,00 euro e che al momento è servito solo per un incarico di decine di migliaia di euro, casualmente dato all’ex assessore alle Politiche Culturali Pasquale Sibilia, e che vede autobus e biciclette senza alcun serio utilizzo. E attività ferme al palo da ben nove anni. Ma la necessità di raccontare i fasti (?) per soddisfare principi e cortigiani, nani e ballerine, è talmente forte che c’è bisogno di saper vendere il ghiaccio agli esquimesi. Pratica difficile ma impossibile da evitare e gli esquimesi non sempre sentono caldo, anzi.
E per soddisfare la corte il giovane delfino è costretto a raccontare della bontà della salsiccia di Norcia, del culatello di zibello della provincia di Parma o della semplice salsiccia a punta di coltello delle nostre parti. Tutto ben esposto nel più grande mercato di carne e polpo lesso mai visto in una piazza così importante. E non fa niente se poi le nostre chiese sono quasi sempre chiuse alle visite di chi pensa di trovare una città d’arte per davvero. E cosa importa se all’interno del Castello si parcheggiano auto che molte volte limitano l’accesso dei visitatori delle mostre? La cultura, si sa, è un’altra cosa e la cultura, diceva qualcuno “non dà da mangiare”.
Tanti sono i turbamenti del “giovane Gungolo” che si accinge a far passare la nottata delle grandi cose “fatte”.
Essere delfini a volte può dare sicurezze. Ma in questo caso sottrae la possibilità di parlare di futuro e di città. Perché la città immaginata non è quella dei cittadini ma rimane quella per “alcuni” cittadini. Il giovane delfino è “costretto”, è imbalsamato in questo gioco alla difesa di chi, preso dal furore agonistico delle campagne elettorali, non ha esitato un solo momento e ha sbattuto a terra, per l’ennesima volta, la propria città sottomettendola al proprio egoismo.
E se qualcuno al “giovane Gungolo” un giorno dovesse chiedergli: “ma come hai fatto a non accorgerti di quello che ti succedeva intorno?”. La sua unica risposta potrebbe essere “Sono andato a letto presto!”
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